Compravendita di reliquie, all'asta i capelli di Carlo Acutis


"È assolutamente illecito vendere le sacre reliquie". Recita così il Canone 1190 del codice di diritto canonico. 

Ma la compravendita di reliquie di santi e beati non è affatto una novità, soprattutto sul web, dove sfugge al controllo di chi di competenza. 

E aggiunge lo stesso canone dello stesso codice: "Le reliquie insigni, come pure quelle onorate da grande pietà popolare, non possono essere alienate validamente in nessun modo né essere trasferite in modo definitivo senza la licenza della Sede Apostolica".

Ha fatto scalpore, nelle ultime ore, la denuncia del vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, sulla compravendita di alcune presunte reliquie di Carlo Acutis. 

A quasi un mese dalla sua canonizzazione, un venditore avrebbe messo all'asta su internet i capellidel giovane beato. L'annuncio “ex capillis con certificato”, non più online, aveva raggiunto un valore di oltre 2mila euro, con 17 offerte.


«Non sappiamo se le reliquie siano vere o false – ha dichiarato il vescovo ad 'Avvenire' – ma se fosse anche tutto inventato, se ci fosse l’inganno, saremmo in presenza, oltre che di una truffa, anche di una ingiuria al sentimento religioso».

Cosa si è disposti a fare per la ricchezza? «È più facile che un cammello passi per la cruna d'un ago, che un ricco entri nel regno di Dio» scrive l'evangelista Marco. 

Le reliquie all’asta non appartenevano solo ad Acutis. «Su internet – ha spiegato monsignor Sorrentino – c’è un mercatino di reliquie che riguarda vari santi, come il nostro Francesco, con tanto di prezziario. Una cosa impossibile da accettare». 

Quelle del beato milanese, che riposa nel Santuario della Spogliazione, ad Assisi, erano, però, le più richieste, forse anche per l'imminente canonizzazione, il 27 aprile a Roma, in occasione del Giubileo degli adolescenti.

Sul caso indaga la Procura di Perugia, mentre in molti hanno manifestato la propria indignazione per quanto accaduto.